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Euronews : campagna elettorale in Irak (IT)

Euronews 30/01/2009 20:52 CET


A Ramadi, capoluogo della provincia di Al Anbar, la campagna elettorale è stata intensa. Siamo in Iraq occidentale, i sunniti sono la maggioranza. Nel duemilacinque, dopo l’offensiva dell’esercito americano su Falluja, avevano boicottato le elezioni, come imposto dagli insorti ; per mesi Al Qaeda ha seminato il terrore sulla provincia; poi, cambiata la strategia degli americani, gli sceicchi locali hanno ripreso il controllo. Si augurano che il voto sia loro favorevole.


Dice un iracheno:


“Non abbiamo partecipato alle scorse elezioni per i rischi in città, legati al terrorismo. Dopo la liberazione di Ramadi oggi i residenti della provincia sono tutte persone perbene e adesso siamo pronti a prendere parte alla consultazione elettorale. Ci auguriamo che sarà un voto equo e trasparente, e che i candidati saranno in grado di rappresentare i cittadini nel consiglio provinciale.”


Quarantun seggi sono assegnati al consiglio provinciale di Al Anbar. Diciotto sono occupati da esponenti del Partito Islamico Iracheno, il resto da suoi alleati. Oggi gli sceicchi sperano di fare man bassa di voti e di riacquistare l’influenza persa nel duemilacinque. Fanno affidamento sulla Alleanza per la Rinascita dell’Iraq, a sua volta costola del Consiglio della Rinascita, creata per far fuori Al Qaida.



Atmosfera completamente diversa per i cristiani, che sono una piccola minoranza: settecento cinquanta mila anime in un paese che conta ventotto milioni di abitanti e una forte maggioranza mussulmana. Presi di mira per la loro fede, molti cristiani hanno lasciato l’Iraq nel corso degli ultimi cinque anni.


Nonostante il forte calo della violenza da oltre un anno a questa parte, i cristiani hanno scarse speranze nel futuro. Piu’ d’uno non andrà a votare.


“Penso di boicottare le elezioni, – dice un cittadino di Baghdad – non eleggero’ nessuno. Perché non abbiamo visto cambiare nulla, non è stato fatto niente, nessun miglioramento. Non hanno fatto nulla. Diciamo, che dio ci aiuti e ci mandi un uomo perbene, che discenda da gente perbene, che abbia pietà di noi e di questa gente.”


I cristiani si dicono emarginati in quanto assenti da tutti i posti di rilievo nel Paese. E temono di essere ancora piu’ discriminati dopo la decisione, presa lo scorso novembre dal parlamento iracheno, di assegnare solo sei dei quattrocento quaranta seggi dei consigli provinciali alle minoranze. I cristiani potranno contare solo su tre, uno dei quali a Baghdad.


TRIBUNUS

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